I giorni della memoria e le guerre “dimenticate”
I giorni della memoria devono essere occasione di ricordo e presa di coscienza ma, soprattutto, di riflessione. In queste settimane, più che in altri periodi dell’anno, il nostro pensiero va, inevitabilmente, a
quel periodo di follia e di di ritti calpestati, attraversato da stermini e deportazioni. Ci sembra lontano, lontanissimo e, per tanti motivi, unico e irripetibile. Riflessioni che ci fanno, spesso e volentieri, perdere di vista la realtà, solo apparentemente così diversa da quella tragica di quegli anni. Lo sforzo da fare, e non solo in questi giorni, deve essere in vece quello di provare ad uscire dalla nostra “comfort zone” per proiettare lo sguardo (e il cuore) dove c’è paura e sofferenza, dove la morte è sempre presente tra la gente. Proviamo allora ad avvicinare il tema della Shoah alla guerra in corso in Palestina: non è un’operazione semplice e immediata, ma è chiaro ed evidente che ci troviamo, in entrambi i casi, di fronte ad eventi tragici della storia umana che si traducono in sofferenza, violazione dei diritti
umani e persecuzione. La Shoah rappresenta uno dei casi più gravi di genocidio nella storia, con milioni di ebrei perseguitati e uccisi a causa della loro identità. Allo stesso modo, il conflitto israelo-palestinese ha portato a situazioni di grave discriminazione e violazioni dei di ritti umani nei confronti della popolazione palestinese, con conseguenze devastanti a livello sociale ed economico.

Se la Shoah è commemorata annualmente in molte nazioni, e ha portato a una riflessione profonda sull’importanza della memoria storica per prevenire futuri genocidi, la narrazione palestinese è spesso trascurata o fraintesa, nonostante ci sia un popolo che lotta per il riconoscimento della propria storia e delle proprie sofferenze. Durante la Shoah, milioni di persone hanno subito atrocità indescrivibili. Oggi, in Palestina, molte persone vivono in condizioni di conflitto, violenza e op pressione, con gravi ripercussioni sulla loro vita quotidiana. Due eventi così tragici devono sollevare interrogativi etici profondi sulla natura dell’umanità, sulla responsabilità collettiva e sull’importanza di combattere l’odio e la violenza. Interrogativi che devono tradursi in reazioni e, quindi, azioni condivise. Solo in questo modo la ricerca di giustizia e di pace può diventare l’obiettivo di tutti, ognuno per la propria parte. L’intervento
Il Presidente Mattarella punta sui giovani: una straordinaria risorsa da sostenere
Marco Grasso