Si è discusso già tanto dello stupro e della violenza di gruppo avvenuta a Palermo sui social network, sui giornali e in TV, perché lo scalpore che suscita in noi questa vicenda proviene sia dalla violenza di genere di cui ormai si sente parlare quotidianamente, che dalle varie prese di posizione dei genitori dei colpevoli e di alcune figure politiche che si sono esposte in una maniera estremamente diretta (invito a castrazione chimica e altro). Ci sono state svariate riflessioni di intellettuali, psicoanalisti, filosofi che hanno espresso il loro pensiero, non solo sulla questione della violenza sulle donne, ma anche sull’educazione, spingendo gli educatori a lavorare sul rispetto, sul principio stesso di potenza, potere, eccetera; e difatti, sono queste le tematiche su cui maggiormente si dovrebbe lavorare, e su cui cercherò di dare una lettura personale della vicenda. La violenza sulle donne fa purtroppo parte dell’intera storia umana, la quale ci presenta continuamente due costanti che riassumono alla perfezione quella che è la cultura umana, e quello che propriamente è l’essere umano: potere (che in questo caso si traduce in potere sulla donna, patriarcato) ed essere schiavo delle passioni. Rifacendomi alla magistrale lezione del prof. Recalcati, di qualche mese fa, sulla questione di Giulia Tramontano e, quindi, sul femminicidio, ritengo interessante e d’uopo mettere in evidenza che la cultura patriarcale fonda le sue radici anche sull’immagine sacra di Eva nata dalla costola di Abramo, in quanto ci fa comprendere due fattori essenziali, strettamente legati, nel processo di formazione della cultura patriarcale: la sbagliata, e forse voluta, lettura delle sacre scritture per giustificare il potere dell’uomo sulla donna attraverso l’uso della cultura religiosa che, perpetuata nei secoli, ha dato vita a quella convinzione di essere superiore e, di conseguenza, padrone della donna.
Luca De Caro